Pagina (574/1548)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma, caro gemello (nella nostra più recondita confidenza), lasciate ch'io sfoghi la mia meraviglia. Senza far torto alla angelica penetrazione del vostro nume, confesso che non mi sarei mai lusingato che l'austerità del mio Regolo avesse potuto esser sofferta in coteste sfere. La delicatezza del sesso e quella che si dee naturalmente contrarre fra gli agi e le delizie reali non sogliono avvezzare il palato all'asprezza di quella rigida virtù romana ch'io mi sono studiato di ritrarre nel mio Attilio. Bisogna una solidità di talento troppo distinta dal comune per vincere a questo segno il sesso e l'educazione. Oh fortunato gemello! s'io fossi capace d'invidia, voi sareste l'oggetto della mia. Vi ringrazio della difesa che avete fatta di noi poveri moderni romani; ma la coscienza mi rimprovera internamente che ha troppo ragione chi tanto li pospone agli antichi e che la riflessione è ben degna di chi l'ha fatta.
      Ma v'è tiranno di Siracusa o d'Agrigento che sappia tormentare un povero galantuomo, come voi tormentate me per un'opera? E non ho poi da chiamarvi mostro marino! Io comincio a sospettare che siate gravido, perché questa non è mai voglia mascolina. Voi credete dunque invenzioni i continui tormenti della mia povera testa? Reputate una favola ch'io viva al soldo d'una sovrana che si diletta di poesia, e particolarmente della mia per eccesso di sua clemenza e di mia buona sorte, e che in cinque anni non sono stato in situazione di scrivere un verso per secondar le replicate sue insinuazioni?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Regolo Attilio Siracusa Agrigento