Pagina (575/1548)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Credete ch'io non abbia più voglia di voi di compiacere un gemello, e di procurarmi il favore di così adorabili numi? Credetelo per carità: credete ch'io ci ho pensato e ci penso; e che se non mi riuscirà di farlo sarà colpa non già di freddezza di desiderio, ma d'una pura fisica invincibile impossibilità. La cessazione di tutti i divertimenti per un tempo considerabile, cagionata costì dal funesto motivo di cui non parlo per rispetto del giustissimo real dolore, permette ora che si possa pensar senza fretta a qualche lavoro. Io tenterò il guado: voglia il Cielo che non inciampi.
      Mentre io scrivo, spero che voi siate fra cavalli, guarnimenti, cocchieri, postiglioni ed altre simili delizie. Desidero che vi rompano la testa quanto l'hanno rotta a me. Ma sospiro che siate contento della diligenza e dell'esattezza con la quale ho procurato di rimediare all'ignoranza de' mestieri che avete voluto ch'io faccia. Ditemene, ve ne prego, tutto quello che ve ne pare, con la franca semplicità che esigge la nostra amicizia. Io sono impazientissimo di saperlo.
      Eccovi una risposta del gentile conte d'Althann: egli è stato sensibilissimo alla cortese ed obbligante vostra attenzione.
      Il Jommelli mi scrisse tempo fa d'aver ricevuto un atto del Demetrio, ed era contentissimo. Alcune settimane sono mio fratello da Roma mi assicurò d'aver sentito dal medesimo il duetto: onde è certo che lavorava. Del resto Jommelli a forza di compiacenza è tutto di chi lo tiene, e son molti quelli che vogliono tenerlo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Cielo Althann Jommelli Demetrio Roma Jommelli