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      Addio.
     
     
     
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      A GIOVANNA NEPOMUCENA DI MONTOJA - HERMANNSTADT
     
      Joslowitz 29 Settembre 1750.
     
      È venuta ad accrescermi le delizie di questa amenissima campagna l'amabilissima vostra lettera del 25 dello scorso agosto. Voi vi mostrate, madama, così riconoscente e sensibile a qualunque picciolo servizio che vi si presti, ch'io muoio d'invidia immaginando come vi conterrete con quelli che possono prestarvene de' più considerabili. Pure s'io non merito con l'opere questo eccesso di bontà, lo merito almeno col desiderio: onde assegnatemene quella rata che la vostra generosità destina a chi trattandosi di servirvi non mette limite nell'ubbidienza.
      Dunque il signor marchese N. ed il conte N. si trovano costì di quartiere? Animo signora contessa, ecco una faconda messe d'allori a cotesta vostra virtù intollerante dell'ozio, in cui intorpidisce nella stucchevole tranquillità transilvana. E veramente era danno che ad una virtù così sicura di vincere mancasse la necessità di combattere. Son questi due nemici degni di onorare il vostro trionfo e capaci di scuotere ogn'altra che la vostra costanza. Sono egualmente terribili, benché oppostissimi di sistema. L'uno è imitatore di Marcello, l'altro è discepolo di Fabio Massimo. Voi, peritissima nell'istoria romana, vi ricorderete benissimo che se gli ardori impetuosi del primo espugnarono Siracusa, l'inalterabile lentezza dell'altro fece vedere a' Romani che Annibale poteva esser vinto. Giacché la maligna mia sorte non mi vuol spettatore di così gloriosi conflitti, conservatemene, ve ne priego, le recondite memorie per materiali d'un poema eroico, ch'io vi dedicherò al vostro ritorno.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Settembre Marcello Fabio Massimo Siracusa Romani Annibale