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      A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - MADRID
     
      Vienna 30 Gennaio 1751.
     
      Voi incominciate a far miracoli, e non degli ordinari: quello di ridurmi a far versi quando ho sì gran ragione di bestemmiare rendendosi ogni giorno più impertinenti gl'incomodi miei; e ne farete un altro, se mi lasceranno finir questa lettera.
      Eccovi la Didone abbreviata quanto si può senza farle troppo danno, e corretta ancora in qualche luogo. Nel primo atto non ha potuto operar la mia forbice quasi affatto, nel secondo un poco e nel terzo molto. Il numero delle arie è quello da voi prescritto; ma perché nel terzo atto Jarba dopo il combattimento avrebbe dovuto entrar senz'aria, e vi è mutazione di scena, ho fatto due versetti che attaccano di rima e di senso col recitativo; onde, cantati a guisa di cavata arcibrevissima, daranno vivacità all'entrata del personaggio ed occasione agli strumenti di secondare la mutazione, e non allungheranno l'opera d'un minuto.
      La Licenza, se pure l'amor proprio non mi seduce, mi pare che non si risenta de' miei malanni: questo vuol dire ch'è tutto quel poco ch'io potrei fare se non fossi così tormentato. Fate che l'ingegnere legga e rilegga più volte le annotazioni che la precedono, affinché intenda ed esprima le vostre e le mie idee fedelmente.
      Ho ricevuto per mezzo del degnissimo ministro plenipotenziario della vostra Corte, franco fin delle gravi spese di questa inesorabile dogana, il magnifico regalo di tabacco, porcellana, china, vainiglia e materia incognita. Rendo grazie al generoso donatore, e mi auguro facoltà onde meritare favori cosi invidiabili.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Gennaio Didone Jarba Licenza Corte