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      Io sono intanto col dovuto rispetto.
     
     
     
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      A FRANCESCO D'ARGENVILLIÈRES - ROMA
     
      Vienna 28 Aprile 1751.
     
      Eccomi finalmente fuggito di mano di quelle cicale delle Muse. Tanto le ho solleticate, spinte e punzecchiate, che han dovuto terminar la loro tela prima di quello che per avventura non avrebbero fatto s'io mi fossi abbandonato alla loro discrezione. Eccomi a' cari amici, e particolarmente al mio signor Argenvillières, alle cui divote preghiere credo di esser in gran parte debitore della felicità del mio ritorno da Parnaso. Stanco ancora, sudato, polveroso e rifinito dall'inaspettato e frettoloso viaggio, son corso subito per ristorarmi alle vostre lettere: le ho tutte avidamente rilette, e mi sono frequentemente arrossito dell'ingrato contraccambio che ha reso per tante settimane il mio silenzio alle vostre tenere ed obbliganti premesse. Voi sapete s'io sono innocente di questo fallo e se mi si debba da voi più compassione o perdono. Posso ben io assicurarvi ch'io mi compiaccio a tal segno nel ragionar con esso voi che s'io ne fossi privo per colpa mia sarebbe mio castigo il delitto.
      Or perché non crediate ancor voi, come la maggior parte crede, che i poeti sian tutti cattivi padri di famiglia, convien ch'io renda conto di me a riguardo delle cure economiche. Ho chiuso in primo luogo a tenore dell'esattissimo vostro bilancio il nostro conto dell'anno scorso 1750. Vi ho dato debito nel conto nuovo di scudi mille duecento quattordici e baiocchi 21 1/2. Ho registrato i due cambi da voi formati a favor mio di scudi cento e centocinquanta.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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