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      A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
     
      Vienna 10 giugno 1751.
     
      Non attribuite alle povere Muse il mio rincrescimento nello scrivere lettere. Io non ho il dono invidiabile, che ammiro in tanti e tanti, di saper parlare eloquentemente sul niente; onde quando mi mancano materiali tanto quanto fecondi, non sapendo che dire, m'appiglio all'espediente di tacere. Chi potrebbe ridursi a scrivere ogni ordinario della pioggia e del buon tempo? O pure su lo stile di Pindaro parlar dell'acqua, dell'oro e delle belle vacche di Jerone a proposito dei giuochi olimpici? Può essere ancora che un poco di pigrizia naturale abbia parte in questo mio laconismo; ma ormai passò per me la stagione d'imparar nuovi vizi o nuove virtù, onde convien soffrirmi qual sono.
      Approvo la distribuzione de' ritrattini, e se ve n'è bisogno d'alcun altro l'avrete al primo cenno che me ne darete. Cotesta edizione potrà distinguersi, se non si sceglieranno quei minuti miserabili caratterini de' quali finora si sono serviti per fare un vergognoso risparmio di carta tanti e tanti stampatori di calendari. Se potete mandarmene un saggio in una lettera, ve ne dirò candidamente il parer mio.
      La mia nuova opera ha per titolo il Re pastore. Il fatto è la restituzione del regno di Sidone al suo legittimo erede. Costui avea un nome ipocondriaco, che mi avrebbe sporcato il frontespizio. Chi avrebbe potuto soffrire un'opera intitolata l'Abdolonimo? Ho procurato di nominarlo il meno che m'è stato possibile, perché fra tanti non avesse il mio lavoro ancor questo difetto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Muse Pindaro Jerone Sidone Abdolonimo