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      Addio. Non ho tempo di dilungarmi: onde vi abbraccio e sono costantemente.
     
     
     
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      A CARLO BROSCHI DETTO FARINELLO - MADRID
     
      Vienna 15 Febbraio 1753.
     
      La carissima vostra del 10 di gennaio, mandata per corriere, ha consumato più d'un mese in cammino. Non intendo l'enigma. So che il conte d'Ulfeld, uomo esattissimo, non me l'ha mandata che avanti ieri. Ma oggi non ho tempo per esaminare i probabili motivi, perché deggio correre a Corte: e a pena trovo questo momento per rispondervi.
      Dopo aver terminato di pettinare le due opere che vi spedii, riposai qualche giorno: e poi tornai a ricercar nella mia testa le idee mezzo dileguate dalla Festa che desiderate. Le raccolsi finalmente non senza qualche responsorio a sant'Antonio, e ritornarono a piacermi come la prima volta: onde per non aver a correre più loro appresso, ne distesi in carta l'idea all'ingrosso. Quando era sul disegnare il piano, senza il quale io non do mai principio a fabbrica alcuna, ecco una commissione della Corte d'una cantatina polifemica a due voci. Questa terminata, ne hanno germogliato mille altre. Tutte insieme per dire il vero non vagliono un fico perché consistono ora nel pensiero per una mascherata, ora nella strofetta per cantare nell'introduzione d'un ballo, ora nel complimentino al fine della commedia: ma il carnevale è lungo, l'augustissima famigliuola (grazie a Dio) è numerosa, e se tutte queste bazzecole non affannano la mente, occupano per altro la persona, e defraudano più di quello che impiegano. Ma non vi spaventate per questo.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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