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      Il mio veneratissimo signor duca ha voluto valersi meco di quei ferri che per necessità di mestiere si trova sempre alla mano, e questa è una soperchieria ch'io non intendo di perdonargli, a meno che non giuri sulla siringa di Pane di non iscrivermi mai in avvenire senza mettersi prima indosso il pelliccion pastorale e scendere per alcun poco dai suoi coturni cortigiani. Nel ricevere la sua di Parigi scrissi al mio caro signor cavalier Broschi le mie querele contro l'Eccellenza Vostra, e lo pregai a sostener seco le mie ragioni sgridandola senza pietà; ma un reo di tal fatta non merita di esser ripreso da una voce
     
      Che diletta e innamora anche nell'ira.
     
      Avea determinato di punirla con una lettera che non avesse mai fine; ma bisogna ricordarsi d'esser cristiano e deporre generosamente quest'animo vendicativo. Almeno per iscrupolo di coscienza, dia opera il veneratissimo signor duca che il mio impareggiabile amico mi conservi il luogo che mi ha destinato nel suo bel core, lo abbracci teneramente per me, e mi creda con tutto quell'amore che può accordarsi con rispetto.
     
     
     
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      A GIUSEPPE BONECHI - FIRENZE
     
      Vienna 10 Giugno 1753.
     
      Non men care che tarde mi giungono finalmente, amabilissimo signor Bonechi, le sospirate notizie di vostra persona, e il piacere ch'esse mi hanno prodotto prevale ad un certo dispettuccio che avea concepito nella lunga aspettazione e che dovea prorompere in rimproveri: ma ora si risolve in congratulazioni e rendimenti di grazie. In fatti era ben ragionevole la mia impazienza, come necessario effetto del merito vostro e dell'amor mio; ma confesso che non era da pretendere che, tornando dopo tanti anni alla vostra Itaca, doveste voi sovvenirvi di noi altri poveri Feaci, conosciuti sol di passaggio, prima d'aver appagata la vostra e la curiosità de' vostri concittadini; prima d'aver rinnovate le interrotte corrispondenze e prima d'aver fatta la rassegna di tutte le vostre Penelopi.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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