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      A GIOVANNI CLAUDIO PASQUINI - SIENA
     
      Vienna 27 Agosto 1753.
     
      La viva descrizione che mi fate degl'incomodi della città di Siena nella carissima vostra del 13 del cadente accredita molto più la retorica che la filosofia dello scrittore. Se mai ve ne venisse talento so che vi darebbe l'animo di mettere in un simile aspetto il soggiorno d'Atene o di Roma. Ammiro cotesta vostra facoltà seduttrice e l'ammirerei anche di più se sapeste valervene a vostro vantaggio: immaginando costì tutte quelle desiderabili circostanze che possono renderne, se non dolce, almeno tollerabile la dimora: e giacché l'arte d'accomodare a noi le vicende umane non è concessa a mortali, ve ne serviste per istrumento dell'altra che insegna ad accomodare a quelle noi stessi. Voi mi direte (e mi par di sentirvi) che a ventre pieno si predica bene il digiuno. Ed io vi dico che tutti abbiamo di che meritar compassione: benché non tutti si compiacciano di conseguirla. Per me (sia moderazione o superbia) confesso sinceramente che sfuggo quanto posso di trovar nel compatimento altrui le pruove delle miserie mie, che vorrò dissimulare a me stesso. Ma di morale abbastanza.
      Il signor conte di Richecourt (che questa notte è partito alla volta di Firenze) mi disse già alcune sere sono, di proprio moto, che credeva fatto il vostro affare, poiché non mancava che la firma dell'augustissimo padrone, della quale non poteva dubitare secondo le disposizioni nelle quali egli l'aveva messo e lasciato. L'imperatore è in Boemia, onde io per ora non posso saperne di più: anzi se la cosa è fatta ne sarete forse informato voi prima di me.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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