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      Conscio d'aver meritato i miei amichevoli risentimenti con la tiranna rarità delle vostre lettere, avete saputo mettere in uso il mezzo più efficace per disviarmi da questa riflessione e far trasformare a vantaggio vostro, fra le mie labbra medesime, in rendimenti di grazie le preparate querele. Che nera malizia! La vostra viva, minuta ed eloquente descrizione dei magnifico reale apparato, nel quale il mio impareggiabile gemello ha esposta al sovrano sguardo di codesti adorabili monarchi la mia Didone, solletica in me non solo la natural passione di tutti i padri, avidi di quanto può render illustri i loro figliuoli, ma mi risveglia nel cuore la tenera riconoscenza d'amico, avvertendomi a qual cara mano siano debitori i miei parti degli ornamenti che più gli onorano. Or come può rimanermi voce per isgridarvi, se non ne ho abbastanza per rendervi grazie? Voi vi compiacerete della vostra destrezza, che, da debitor moroso, vi autorizza ad ostentarmi in faccia un'aria di creditore, senza ch'io possa disapprovarla! Trionfatene, io non mi lagno; anzi son disposto a soffrir con eroica tolleranza le vostre dimenticanze, purché somiglianti contraccambi di tratto in tratto me ne ristorino.
      Sollecitando la mia interposizione per conservarvi il distinto luogo che occupate nell'animo del mio caro gemello, fate un gran torto a me, a lui e a voi medesimo: a me converrebbe troppo male il personaggio che vorreste ch'io rappresentassi; egli non ha d'uopo di chi l'illumini, e il vostro merito non ha bisogno di banditore.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Didone