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      Ma, lasciando da banda tutte queste metaforiche fanfaluche, parliamo fra noi finalmente alla vecchia romana.
      Io vivo, ormai ventiquattr'anni sono, sotto gli auspici d'una adorabile sovrana che mi sostiene con munificenza ben più degna di lei che di me; una sovrana che, fra le nuove cure d'un trono scosso un tempo da tutte le forze dell'universo, si degnò pure di non dimenticarsi il pensiero di conservarmi; una sovrana, di cui divenne allora mio dovere di seguitar, qualunque fosse, la vacillante fortuna, e di ricusare, come feci nel maggior furore di quelle tempeste, tutti i porti che mi furono spontaneamente aperti in diverse Corti d'Europa; una sovrana in fine, che nel tempo istesso nel quale io arrossisco del troppo leggiero peso della servitù mia, non si stanca di beneficarmi e di darmi pubblici replicati segni della costante sua clementissima propensione.
      Mi dica ora il signor marchese se gli pare delicatezza di romanzo o dover d'uomo onesto la repugnanza ch'io sento di presentarmi ad una tal padrona per dimandarle permissione di allontanarmi da lei, ancor che non fosse che per pochissimi mesi? e il dimandarla, quando la florida augustissima sua famiglia, che, favorita dal Cielo le cresce felicemente d'intorno, già più che iniziata nel nostro idioma e negli armonici misteri incomincia appunto a farmi sperar l'esercizio della mia impaziente ubbidienza? Eppure (chi il crederebbe?) fra queste solidissime ragioni che mi ritengono non solo non diventa meno per me desiderabile il viaggio di Roma, ma acquista di più tutto quell'allettamento che suole aggiungere a qualunque cosa la difficoltà di conseguirla.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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