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      Non ho avuta la tolleranza di aspettar un maestro di cappella ed i necessarii violini: sono andato trimpellando subito il cimbalo da me medesimo e canticchiando sotto voce come una zanzara, in modo da fare sbattezzare il povero autore, se avesse avuta la disgrazia di udirmi; ma ne ho pure decifrato tanto che basta per figurarmi qual debba essere non defraudato de' suoi accompagnamenti e cantato da persona meno inesperta. Io ho vedute di questo maestro arie che mi hanno reso suo parziale: onde sarò molto tenuto a Vostra Eccellenza se con qualche opportuna occasione vorrà inviarmene alcuna, particolarmente di soprano, e di quelle che secondo il suo giudizio possono conservar le loro bellezze anche fuori del teatro.
      Stupisco che il povero Marianino abbia costì incontrata sorte così lagrimevole. Cantò qui nel mio Tito l'anno scorso, e con tale approvazione che, in grazia appunto della sua cognizione della musica della sua agilità, della perfetta intonazione e della esattezza nel tempo gli perdonò il pubblico i conosciuti difetti della figura e della voce qualche volta un poco puerile. Ma oltrecché potrebbe aver egli scemato di facoltà, non sono a riguardo della musica più fra loro uniformi le orecchie di quello che a riguardo de' tabacchi e de' vini lo siano i palati ed i nasi.
      Si compiaccia Vostra Eccellenza d'assicurar del mio costante rispetto il signor principe suo consorte e tutta la florida famiglia, e mi creda con la solita ossequiosa riverenza.
     
     
     
      793
     
      AL CARDINALE CAMILLO PAOLUCCI - ROMA


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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