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      Riguardatela come una nipotina piena di buona volontà, e mostratela con tal destrezza ch'ella passi almen per bella.
      La clemenza con la quale l'hanno accolta gli adorabili vostri sovrani mi consola, ma non mi sorprende. Non incominciano oggi ad esperimentarla le fortunate mie produzioni, avvezze ad esiger da loro le più illustri ricompense del merito in premio della sola ubbidienza, e questa sempre prevenuta da benefizi.
      Vi so buon grado dell'affettuosa cura che dimostrate, condolendovi e consolandomi dell'irreparabile perdita che abbiamo entrambi fatta d'una degna e perfetta amica; ma vi confesso ch'io non so ancora mettere in assetto l'animo mio. Non so, caro gemello, se bisogni per conseguirla esser più savio o più sciocco; ma so benissimo che non bisogna essere come son io. Quello che non so far io, farà il tempo e la necessità; aspri, ma sicuri maestri d'ogni disastrosa dottrina.
      Per carità datemi una volta migliori novelle della vostra salute. Pare che i vostri dolori di testa e le vostre languidezze di stomaco abbiano segreta intelligenza co' miei ostinati incivilissimi affetti isterici, e concepirei grandi speranze della mia, se mi assicuraste una volta della vostra buona salute. Ci siamo da buoni gemelli rassomigliati abbastanza ne' malanni; sarebbe pur tempo d'incominciare a rassomigliarci nelle felicità.
      Al degnissimo nostro monsignore Migazzi dite mille rispettose tenerezze a mio nome. Ah perché non posso ancor io di quando in quando essere il terzo nelle vostre confabulazioni?


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Migazzi