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      Or da qualche giorno mi lasciano quasi in pace. Spero che si siano finalmente rotto felicemente il collo, e che non ritornino più: se fosse veramente sollievo l'aver compagni ne' malanni, vi sarebbe modo di consolarsi, perché questa gentilezza qui è quasi universale. L'alternativa forse momentanea del caldo e del freddo ne sarà stata la cagione. Ma non ne parliam troppo che si risvegliano.
      Addio. Io sono il vostro.
     
     
     
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      AD ANTONIO TOLOMEO TRIVULZIO - MILANO
     
      Vienna 14 Luglio 1755.
     
      In qual vortice sarà il mio venerato Fracastoro? L'ultima sua gentilissima lettera l'affermava fra le mura d'Antenore, ma non avendomi egli in quella indicate le sue direzioni future, non saprei presentemente dove incamminare le mie tenerezze: egli è un pianeta del quale, a dispetto di tutte le più minute osservazioni, non si è scoperta ancora la teoria: e quando aspettate che apparisca sull'orizzonte, egli è già balzato al Zenit. Ben al contrario di me, l'orbita di cui è così corta ed uniforme, che ogn'uno può trovarmi a chius'occhi, non che senza i soccorsi del Newton o del Galileo. Ma dovunque voi siate, io non però mi confondo, sicurissimo di non cercarvi mai inutilmente nell'animo mio, dove da così lungo tempo, non già come ospite, ma come diretto signore costantemente albergate.
      La nostra gentilissima Pachecco è tuttavia ai bagni di Mannersdorf: il consorte va e viene secondo che il suo Consiglio gli permette qualche assenza. La contessa di Montesanto, che non ha Consigli da frequentare, non si scosta da lei: non si sanno ancora gli effetti della cura; ma mi assicurano che in mezzo alle premure della propria salute, alla frequenza delle visite cittadine ed alle varie delizie della campagna, la memoria di Milano non iscema punto delle sue ragioni nell'animo suo: si trova sempre ne' suoi ragionamenti, ed è per lei una sorgente inesausta di compiacenza e di desideri.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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