Pagina (1119/1548)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Può essere che questa sia la maniera franca e semplice che voi desideravate nell'ultima mia lettera; ma convien provarlo, caro Pasquini, per ridurmi ad adottarla: et hoc opus. Addio, caro amico, conservatevi gelosamente e credetemi senz'ombra d'artificio.
     
     
     
      935
     
      ALL'ABATE MANFREDI - FIRENZE
     
      Vienna 16 Aprile 1756.
     
      L'ultima carissima vostra dello scorso mese, in mezzo alle proteste d'una filosofica indifferenza per le ingiustizie della fortuna, si risente da capo a piedi della non men viva che ingiusta indignazione dello scrittore. Amico carissimo, compatisco il vostro caso, ma le riflessioni disperate che vi fa fare l'umor melanconico non lo rendono migliore, e fanno perdere all'animo vostro quell'equilibrio, di cui abbiam più bisogno nelle tempeste che nella calma. Quell'estenuar tanto i vantaggi d'un credito stabilito, quell'ingrandir sino all'impossibile le difficoltà che si attraversano alle nostre premure è un congiurar con la fortuna a rendersi infelice. Non è vero che tutti i benefici semplici esigano il merito d'aver servito alla Chiesa, perché non tutti dipendono da chiese che esigano servizio: che il vostro sovrano e che questo Consiglio sia informato degli irreprensibili vostri costumi e de' colti vostri talenti è sempre guadagno considerabile, quando anche per una disavventura (ch'io non temo) rimanesse infecondo di quegli effetti che sollecitiamo. Sicché consolatevi, caro amico, non lasciate uscirvi di mano la speranza, confidate nell'affetto de' vostri amici, e pensate sempre che chi la dura la vince.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Pasquini Chiesa Consiglio