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      Io ne sono tanto contento, quanto superbo: e lo sarei molto di più, se non mi umiliasse alcun poco l'ingiuriosa dubbiezza, che purtroppo lasciate trasparire fra le cortesi vostre espressioni, intorno alla costanza della rispettosa mia amicizia.
      Il merito de' vostri pari non lascia impressioni così leggere da cancellarsi per qualunque considerabil tratto di tempo o di luogo: ed io non son poi, lode al Cielo, così povero conoscitore de' miei debiti e de' vantaggi miei. È ben vero che voi, riveritissimo signor duca, siete stato per alcun tempo un pianeta del quale io ignorava perfettamente la teoria: ma è verissimo altresì ch'io sono sempre stato col mio canocchiale alla mano sospirando e promettendomi di vedervi ricomparire su qualche cognito orizzonte. Se tutti i miei voti che hanno voi per oggetto si andassero così adempiendo vi sperarei soddisfatto dell'orbita ch'io vi desidero.
      Ma torniamo un poco in terra. Io non ardisco asserire che qualche vostra lettera non sia rimasa senza risposta: ma se ciò è avvenuto, io non ne son debitore. Ho una leggera reminiscenza (sulla quale per altro non ardisco rassicurarmi) che l'ultima vostra lettera mi ordinasse di non rispondere finché non mi avvertiste sotto qual meridiano eravate per fissarvi. Se questa reminiscenza non è visione non esiste il mio debito.
      Son già due anni che dopo dieci di ostinata persecuzione, carico di grazie della Corte Cattolica e vergognoso di non averne reso quel contraccambio che per me si potea, mandai finalmente al caro gemello una nuova opera scritta da me a tenore del suo desiderio, cioè breve, tenera e fastosa.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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