Pagina (1173/1548)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Mi promette V. S. illustrissima il piacere della lettura d'un suo nuovo sonetto, e me ne defrauda dimenticandosi (come io credo) d'includerlo nella sua lettera. Io dono il risentimento dell'errore al piacere, che mi procurerà, di riceverne un'altra.
      Mi meraviglia ch'ella si meravigli della fredda accoglienza che incontrano in questo clima le nostre Muse: avrebbe pur dovuto osservare che in 26 anni che vi dimoro non ho mai scritto un sol sonetto, un'ode sola, né un verso se non per musica a tenore dell'obbligo mio, e nulla di più. Sono occorse in tempo mio nozze, battaglie, morti, nascite, coronazioni, ed io ho sempre taciuto: convien pure che qualche solida ragione mi abbia tenuto a freno. Le idee non sono le medesime in tutte le regioni; e conviene accomodarsi a quelle. Io penso che se in Italia si producessero componimenti tedeschi avrebbero peggior sorte, onde mi consolo e mi regolo. La sua versione di Pope e gli altri opuscoli suoi mi saranno carissimi, come tutto ciò che viene da Lei: e nell'atto di renderle vivissime grazie dell'obbligante pensiero con la più viva e rispettosa stima mi dico.
     
     
     
      995
     
      A GIUSEPPE MARIA ORENGO - TORINO
     
      Vienna 23 Febbraio 1757.
     
      Non v'è chi meglio della sua lettera medesima, gentilissimo signor abate, possa darmi la giusta idea del suo carattere e de' suoi talenti. Io mi congratulo seco e dell'uno e degl'altri, ed a seconda di quella propensione che m'inspira naturalmente la sincerità, la saviezza e l'ingegno di chicchesia, risponderò candidamente alle sue dimande.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Muse Italia Pope Febbraio