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      Vienna 12 Marzo 1757.
     
      Gli uomini d'alto affare come voi siete, veneratissimo signor Conte, in grazia del sagrificio che si suppone ch'essi facciano della propria alla pubblica tranquillità hanno sempre goduta una ben ragionevole esenzione dalle esteriori formalità dell'amicizia, come i Padri lettori quella del coro. Onde non intendo come abbiate creduto il vostro silenzio bisognevole di difesa: né come, credendolo, abbiate sperato di trovarla nel personaggio che assumete di timida e pudica verginella che protesta di palpitare ed arrossire scrivendomi nell'idioma italiano: e ciò con una lettera da fare onore al Bembo ed al Tolomei. Cotesta specie d'ipocrisia non istà più bene a' ministri del nostro secolo. Si sarebbe passata a quelli del trattato di Westfalia o della pace de' Pirenei; ma oggi il mondo è più illuminato, o pretende d'esserlo: e voi più d'ogn'altro, che avete dichiarata la guerra a' comuni pregiudizii. Ma veggo che i più difficili ad esser debellati son quelli del mestiere che si professa. Noi altri pedanti vogliam parlar greco ed ebreo anche alla lavandaia, e voi altri politici volete ficcar la destrezza anche dove la semplicità vi sarebbe più vantaggiosa. Dunque soffriamci a vicenda e non più rimbrotti.
      Non vel diss'io che avreste ritrovato nel mio caro gemello un'amabile composto degno della vostra stima e dell'amor vostro? Sapeva ben io fino a qual segno poteva impegnarmi. Amatelo, e godete anche per me della dolce sua consuetudine, che io v'invidierei, se mi bastasse l'animo d'invidiarvi qualche cosa.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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