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      Ma io mi scordo che bisogna finire. È ben difficile il ricordarsene scrivendo a voi. Conservatevi intanto, e credetemi con costanza eguale al rispetto.
     
     
     
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      AD ANTONIO TOLOMEO TRIVULZIO - MILANO
     
      Vienna 11 Novembre 1757.
     
      Oh che cari, oh che divini, oh che preziosi, oh che eleganti fiori! Ancorché il mio impareggiabile Fracastoro nell'inviarmeli me ne avesse taciuta l'origine non avrei esitato un momento ad indovinare l'adorabile Ninfa che ha potuti farli nascere, e che ha saputo esserne liberale. L'obbligo di collocar degnamente un dono così invidiabile è per me durissima provincia.
      Queste vostre Ninfe abbondano di una specie di merito, che trascende di molto la misura de' miei talenti: e non si curano all'incontro, anzi si fan beffe di quella che sarebbe l'oggetto delle mie ricerche. Appena mi permettono di dare qualche saggio in teatro, ma come licenza poetica, bisognosa di protesta non meno che le parole Fato, Destino, e gli altri avanzi del gentilesimo. Or immaginatevi di quanto malagevole inchiesta sian qui per uomini della mia setta i materiali necessari a fabbricarsi una Musa. Ma il tempo che si consumerà in questa deliberazione non sarà per me certamente perduto. Avrò intanto innanzi così belle e così pellegrine prove dell'esquisito gusto e della generosa parzialità a mio riguardo di una dama per la quale io risento nell'animo tutto quello che può star d'accordo con un profondo rispetto. Avvalorate, veneratissimo Fracastoro, con la vostra testimonianza così giusti e sinceri sentimenti, ed io sarò con maggiore ostinazione che mai il vostro fedelissimo Musa.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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