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      Mi conservi intanto l'amicizia e l'amor suo e mi creda.
     
     
     
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      A FRANCESCA MARIA TORRES ORZONI - GORIZIA
     
      Vienna 29 Dicembre 1757.
     
      I miei cancherini imaginari fanno a gara, gentilissima signora contessina, coi reali disastri pubblici per tenermi di pessimo umore. Questo (dicono gl'intendenti) è scellerato preservativo per la salute. Sicché evitiamo quanto è possibile d'accrescerlo parlandone: benché bisogni una virtù quasi di grado eroico per astenersi di parlar di quello che ci tormenta, ed il mestier d'eroe è diabolico mestiere, quando troppo dura. Pure è certo che ne' malanni due sono i doveri ai quali ci obbliga la buona morale, cioè considerar prima se ne abbiam colpa, ed esaminar poi se possiamo arrecarvi remedio. Trovandoci nel primo caso è nostro debito d'evitar gli errori futuri col rimorso de' passati, e nel secondo sacrificar tutte le nostre cure per ricomporre lo scomposto. Ma quando non siamo né nell'uno né nell'altro caso, la rassegnazione è l'unico espediente che ci resta. Io la procuro e la consiglio, e vado tirando innanzi, sperando il bene o tollerando il male. Fondamento della mia speranza è la fallacia che scopro in tutti i nostri raziocini passati.
      Dopo la confusione del 6 di maggio dell'anno scorso ci siamo creduti perduti, ed era il principio del nostro risorgimento. Dopo superati i trincieramenti di Breslavia abbiam quasi creduta terminata la guerra, ed era appunto nell'inasprirsi. Forse punisce così la Providenza la temerità della prudenza umana, che pretende con le sue combinazioni del passato e del presente di prevedere il futuro.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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