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      È vero che la disgrazia che deploriamo è condizione deplorabile di tutto ciò che nasce: è vero che la vacillante salute della compianta defunta già da lungo tempo non autorizzava le nostre speranze di conservarla: ed è verissimo l'universale ben meritato desiderio che ella ha qui lasciato di sé in ogni ordine di persone: tutti motivi per uniformarsi con maggior prontezza ai decreti della Providenza; ma non è men vero perciò che in somiglianti casi anche i vostri pari (che vuol dire i più ragionevoli) han bisogno del soccorso del tempo per rendersi abili a codeste riflessioni. Ve lo auguro, veneratissimo signor conte, e sollecito ed efficace: e vi prego in contraccambio a volermi ristorare in parte della mia perdita con qualche aumento della vostra grazia credendomi invariabilmente con tutta quella tenerezza che si può accordare col rispetto.
     
     
     
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      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 17 Aprile 1758.
     
      Ho compianto, fratello amatissimo, l'enorme fatica che avete durata nello scrivere la lunga lettera in data del primo del corrente, fatica affatto inutile a voi ed a me. A voi, perché non avete bisogno di giustificar meco la vostra condotta, ed a me, perché non saprei illuminarvi di più di quello che ho fatto per lo passato.
      Aggiungete a tutto questo che, quanto più son convinto della malvagità degli uomini, tanto più m'affliggo e mi umilio fra le stomachevoli qualità della troppo imperfetta mia specie, che di giorno in giorno vado scoprendo più dispregievole; a segno ch'io ne fuggo oggimai l'esame tremando di rendermi misantropo.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Providenza