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      Ora, passando di agitazione in agitazione, mi turba la vostra distillazione, della quale vi sento lagnare: e tanto più me ne rammarico, quanto l'enorme distanza in cui siamo mi defrauda l'esercizio della mia servitù personale, della quale mi avete reso debitore. Spero che la presente vi troverà libero di tale incomodo; ed attendendone con impazienza la sicurezza, pieno di amore, di gratitudine e di rispetto, mi confermo.
     
     
     
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      A DANIELE FLORIO - UDINE
     
      Vienna 22 Settembre 1759.
     
      Quanto mi son compiaciuto, signor conte gentilissimo, della amichevole fiducia che ella mostra della mia amicizia nell'ultimo suo carissimo foglio del dì 8 del corrente, altrettanto provo di ramarico nel conoscermi insufficiente a secondare utilmente con l'opera mia le giustissime sue rimostranze. Io per sistema, per temperamento, per irregolarità di salute, e per inesperienza del maneggio di qualunque affare, vivo filosoficamente a me stesso: non veggo mai la Corte se un comando sovrano non mi chiama, e non m'incontro co' luminosi satelliti de' nostri astri dominanti se non se per qualche raro ed inopinato accidente. In conseguenza di questo tenore di vita, qualunque torrente mi venga addosso mi studio di sostenerlo con le proprie mie forze, senza speranza del soccorso delle altrui. Infatti nel corso di questa guerra io sono con enorme sproporzione aggravato a titolo d'imprestito di fiorini duemila duecento e sessanta; ed ho dovuto prendere il mio soldo d'un anno intero non solo diminuito del 12 per cento, ma in carte, che non possono ridursi in denaro senza la perdita di altri 12 per cento almeno.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Settembre Corte