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      Ma riflettendo in mezzo alle mie angustie quanto mi consoli il piacer d'ubbidirla, scaccio le tentazioni favorevoli all'insensibilità e mi determino arditamente per il partito contrario. L'argomento che si produce a favore dell'anima poco sensibile ha due gravissimi difetti. Il primo è che provarebbe troppo, ed il secondo che si fabbrica e fonda sopra un supposto falso. Provarebbe troppo, perché contando per vantaggio la minore sensibilità i bruti più torpidi avrebbero miglior sorte di noi, l'ostrache sarebbero invidiabilissime, e finalmente conservando la medesima proporzione nell'argomento, il non essere sarebbe più felice che l'esistenza. Assurdo da non passarsi che in poesia a qualche amante disperato, sotto la protezione della retorica che chiamerebbe una tal proposizione iperbole. Il falso supposto, benché creduto universalmente assioma indubitato senza che alcuno l'esamini, è la proposizione che nella vita umana i dispiaceri sopravanzino di gran lunga il numero dei piaceri. Chi fa questo calcolo ingiusto non mette in conto l'uso ordinario e continuo de' nostri sensi ed il senso solo dell'esistenza, piaceri de' quali non ci avvediamo se non quando qualche accidente ce ne toglie o scema l'uso. Venga una picciola flussione negli occhi, ed allora si conosce quanti piaceri ci defrauda, che mai non abbiamo onorati di questo nome: una breve sordità, un casuale stupore nell'odorato ci scopre mille piaceri perduti. Se avessi tempo di andar sminuzzando questa materia farei vedere a Vostra Eccellenza quanti e quanti sono i piaceri non contati, de' quali ha certamente parte maggiore chi ha l'anima più sensibile.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





Vostra Eccellenza