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      Sappia dunque, reverendissimo mio signor priore, che in leggendo le sue lettere io sento nell'animo tutti quei moti di gratitudine, di confusione, e d'affetto che ben è in dritto di esigere la dichiarata sua amichevole e gratuita parzialità da chi non ha né occasione né facoltà di meritarla; ma comunque mi venga così inestimabile acquisto, io ne sono e ne sarò sempre superbo e geloso: e quando in altra guisa io non possa, gliene renderò sempre col cuore il più candido, il più giusto ed il più tenero contraccambio. Ma perché mai, così disposta come ella si sente a favor mio, vuole amareggiarmene il contento rendendo pubbliche coteste mie fanfaluche scritte senza la minima riflessione e sotto la sicura fiducia che non vedrebbero mai la luce del giorno? Oh Dio! Ella misura quella del pubblico dalla sua propria indulgenza, e s'inganna: esso è giudice più che severo: e se facea tremare il padre dell'eloquenza romana (che non arrossisce di confessarlo) ancor quando gli compariva innanzi con merci sudate e pellegrine, con qual conscienza può chiamar ella eccesso di modestia la repugnanza ch'io provo di presentarmigli con quattro letterine familiari, scritte per lo più in fretta ad amici e confidenti senza neppure rileggerle? No, reverendissimo signor priore, io non ho questo coraggio, o per dir meglio questa arroganza: ed o sia ragione, come io credo, o difetto di temperamento, non ho più speranza d'acquistarla: sicché o approvi V. S. illustrissima e reverendissima le mie ragioni, o come parziale compatisca la mia debolezza: il condonarsi scambievolmente i piccioli difetti è uno de' più sacri doveri dell'amicizia.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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