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      Questa è visione, come vedete, ma noi altri vati abbiamo il possesso di far da profeti, e non sempre infelicemente. Ma, se non fossi accorto, m'impegnerei inavvedutamente a cicalare, e potrei far credere d'esser vecchio, quod Deus omen avertat. Addio. Vi abbraccio con la sirocchia e sono.
     
     
     
      1369
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 5 Marzo 1764.
     
      Oggi, penultimo giorno dello spirante carnevale, voi costì, ancor non volendo, vi trovarete nel turbine dell'allegrezza popolare, la quale a guisa di contagio si attacca anche alle persone che l'evitano. Perché noi siamo specie di scimie, che facciamo meccanicamente quello che vediam fare: ut ridentibus arrident ita flentibus adflent humani vultus. Ma qui dove il popolo è privo e d'occasione e di vivacità, senza l'assistenza del calendario non si sa mai qual festa corre. Io non ho inteso sonare un violino, non ho veduto ballo, né son passato innanzi la porta d'alcun teatro: ed essendo ormai ristretto il mio piacere al carere dolore, mi sono trincierato nel mio ozio letterario, che mi occupa aggradevolmente molte ore del giorno e non mi lascia rimorsi, quando non procuri vantaggi. Ma non crediate che questo amabile ozio ammetta l'incomodo uso delle lunghe lettere a dispetto della mia a voi nota pigrizia: onde alla vostra del 18 febbraio basti per risposta questa breve cicalata, pregna per altro di tenerezza fraterna e de' soliti abbracci comunicabili alla sirocchia. Addio. Io sono de more.
     
     
     
      1370
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 12 Marzo 1764.
     
      Al rimbombo di tutta l'artiglieria di questa residenza che dà il buon viaggio all'augustissimo mio padrone ed al futuro re dei Romani io rispondo alla vostra del 25 del caduto.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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