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      La vanità di vedermi dopo tanti anni così presente alla reminiscenza d'un amico del vostro peso, la lusinga del mio amor proprio, che mi assicura su questo argomento che non sia costì dimenticato il mio nome, e le tante care ed onorate memorie che si son risvegliate nella mia mente d'un felice paese in cui ho passati i più ridenti de' giorni miei e dove son nato, per così dire, alle lettere, han composto una soave mistura di vanagloria, di tenerezza e di gratitudine, che non molti son capaci di sentire e nessuno d'esprimere. Non so come abbiate potuto farmi il torto di dubitare s'io mi ricordi di voi. Come poteva dimenticarsene un uomo a cui sono sempre più presenti fino i sassi di Napoli, che a Temistocle quelli d'Atene: che sotto i gelidi Trioni conserva tenacemente dopo sì lungo spazio di tempo l'acquistato possesso del vostro popolare idioma: e che non ha più graditi momenti di quelli ne' quali può farne uso con qualche figlio della Sirena! Non fate mai più, riverito signor don Giuseppe, una così solenne ingiustizia non meno a voi stesso che a me.
      So che la bell'arte di esprimere coi moti esterni le più minute differenze degli affetti umani è stata sempre il vostro più caro divertimento, e comprendo che tanto debbono stomacarvi i nostri presenti, in questo genere detestabili, teatri eroici, quanto più d'ogn'altro vi siete inoltrato nell'intelligenza di quella: onde ammiro la vostra toleranza, che resiste ancora al tormento di vedere insultar sulla scena la ragione ed il senso comune.


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Lettere
Parte prima
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1548

   





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