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      L'eleganza di questi, non meno che delle circolazioni, e quella non comune integrità del tutto insieme le rende degne di voi. Confesso, mio caro Jomella, che questo stile m'imprime rispetto per lo scrittore; ma voi, quando vi piace, ne avete un altro che s'impadronisce subito del mio cuore senza bisogno delle riflessioni della mente. Quando io risento dopo due mila volte la vostra aria Non so trovar l'errore, o quella Quando sarà quel dì ed infinite altre che non ho presenti e sono anche più seduttrici di queste, io non son più mio, e convien che a mio dispetto m'intenerisca con voi.
      Ah non abbandonate, mio caro Jomella, una facoltà nella quale non avete e non avrete rivali! Nelle arie magistrali potrà qualcuno venirvi appresso con l'indefessa e faticosa applicazione; ma per trovar le vie del cuore altrui bisogna averlo formato di fibra così delicata e sensitiva come voi l'avete, a distinzione di quanti hanno scritto note finora. È vero che, anche scrivendo in questo nuovo stile, voi non potete difendervi di tratto in tratto dall'espressione della passione che il vostro felice temperamento vi suggerisce; ma obbligandovi l'immaginato concerto ad interrompere troppo frequentemente la voce si perdono le tracce de' moti che avevate già destati nell'anima dell'ascoltante, e per quella di gran maestro trascurate la lode di amabile e potentissimo mago.
      Addio, mio caro e degnissimo amico: se voi sapeste da quali occupazioni io sono oppresso, conoscereste quanta sia la tenera amicizia, che non mi lascia ancora terminar questa lettera.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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