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      Secondando la mia impazienza ne ho cominciato la lettura dall'ultima da voi indicatami dissertazione teatrale, che esigeva da me a mille titoli una tal preferenza. Essa è opera sublime e degna di voi: né mirabile solo per la profonda dottrina dello scrittore, ma molto più per la maravigliosa sua cognizione de' più reconditi misteri del teatro, ignorati dalla maggior parte di quelli che ne professano l'arte. Ciò che più in essa mi solletica è la fra noi non concertata concordia delle nostre massime intorno all'antico e moderno teatro. Lo spontaneo parere d'un vostro pari mi assicura e mi rende superbo del mio: e considero ora come interamente sconfitti quegli eruditi sì, ma inespertissimi critici, che con noi in ciò non convengono. S'io intraprendessi di esaltare nella vostra dissertazione tutti i passi che ne son degni, questa lettera non uguaglierebbe, anzi ne vincerebbe la mole. La solida dimostrazione con la quale rilevate le insuperabili difficoltà di bene intendere le Poetiche d'Aristotile e d'Orazio per potersene valer nella pratica: l'arte con cui mettete in vista il ridicolo di voler ridurre l'unità di luogo alle angustie di una camera o d'un gabinetto: il torrente de' passi de' drammatici greci co' quali giustificate le nostre ariette, duetti, terzetti, e paragoni: la felice tanto difficile versione della bella scena d'Euripide nell'Ecuba: la generosa modestia del giudizio delle vostre cantate considerate al paragon delle mie: l'analisi magistrale della prima scena dell'Artaserse, e di quelle di Sesto e di Tito: ed ogni altra delle savie vostre filosofiche considerazioni esigerebbe un prolisso e distinto capitolo.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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