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      Chi scrive o parla festivamente, come è convenevole fra gli amici, si vale lodevolmente di cotesti modi innocentemente ridicoli, che sono a tenor de' canoni aristotelici deformitas sine dolore.
      Ho raccomandata all'eminentissimo Piccolomini la vostra supplica per la desiderata licenza, ma temo molto l'ostacolo del difetto che v'invidio. Addio, caro signor Rovatti, conservatevi e credetemi.
     
     
     
      1579
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 18 Maggio 1767.
     
      Se voi chiamate la brevità modo negletto di scrivere (come vi spiegate nell'ultima vostra del 2 del corrente) vi occorrerà assai spesso di accusarmi di negligenza, poiché non servendo le nostre lettere, prive sempre di affari, che per testimonii scambievoli della nostra esistenza, non so per qual pedantesca cacoete dovessi, scrivendovi sul niente, allacciarmi la giornea e far da forbito scrittore.
      Siete ben negligente voi, che, avvertito replicatamente da me d'essermi mancata la vostra lettera che dovea essermi stata da voi scritta il dì 16 o 17 dello scorso aprile, mi lasciate ancora al buio se il debito sia vostro o delle poste. Desidero che i vostri denti e i vostri piedi sostengano con minor rigore i diritti della loro anzianità: e mi sarà carissimo il sentirli più docili e compiacenti.
      Intanto sono con la solita ostinazione.
     
     
     
      1580
     
      A LEOPOLDO TRAPASSI - ROMA
     
      Vienna 1 Giugno 1767.
     
      Dovrebbe essere lunga questa risposta alla vostra del 16 del caduto, se le pubbliche gazzette non vi avessero già purtroppo informato e delle nostre disgrazie e de' nostri spaventi.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Piccolomini Rovatti Giugno