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      Senza parlarvi della permissione che chiedete senza bisogno: io vi dirò che le mie nugae canore non meritano che vi becchiate il cervello per trovarci dentro quei tesori ch'io non ho potuto nascondervi: che discendiate perciò dall'autorevole serietà di padre di famiglia, e ritorniate alle noci da voi opportunamente abbandonate: lasciatele pure a noi, che siamo condannati dal fato a morir canuti e fanciulli. Addio: amatemi e credetemi.
     
     
     
      1654
     
      A GIUSEPPE ROVATTI - MODENA
     
      Vienna 21 Marzo 1768.
     
      L'amicizia e la gioventù, che esigono da me riconoscenza ed invidia, sono meriti anziché scuse, mio caro signor Rovatti, delle vostre escandescenze. Ma dopo essermi compiaciuto dell'amorosa sorgente da cui derivano, non deggio nascondervi ch'io vi desidero più incallito a cotesti fenomeni, che tanto mettono in fermentazione la vostra bile. Come si può pretendere, senza temerità, a' privilegi non goduti da Omero, da, Virgilio, da Orazio e da Torquato? La disgrazia fatale delle opere d'ingegno non è la maldicenza ma la dimenticanza. Purtroppo gli uomini, per lo più, sono animali malefici, né v'è artefice che possa giungere a tal perfezione che tolga loro tutte le occasioni di esercitare, anche con ragione, il lor malvagio talento. L'esperimentata prudenza fa servir di farmaco salubre cotesto veleno, o somministrandoci in esso occasioni di correggerci, o di mettere in uso la meritoria moderazione di saper compatir negl'individui i difetti di tutta l'umanità. La vostra Musa irritata dall'amicizia vi ha dettata una lettera piena di scintille poetiche, delle quali mi congratulo con voi; ma non so come potrete castigarla a segno che non vi rimangano le tracce del vostro esaltato irascibile.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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