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      Onde giacché nella barca in cui siamo la Providenza ci ha voluti semplici passeggieri, e non marinai e piloti, lasciamo che faccia ogn'uno il suo mestiere. Il nostro è principalmente il non turbar quello degli altri, il lasciarci condurre, il rassegnarci al voler del Cielo, e l'implorarne un buon viaggio. Addio. Vi abbraccio con la compagna e sono.
     
     
     
      1699
     
      A MATTIA DAMIANI - VOLTERRA
     
      Vienna 27 Agosto 1768.
     
      Fa gran torto V. S. illustrissima non meno a me che a se stessa, quando dubita che i caratteri d'un suo pari possano mai riuscire importuni ad alcuno, e specialmente a me, giusto conoscitore del distinto suo merito ed antico debitore d'una così lunga e provata parzialità. Io temerei d'offenderla se credessi su questo articolo aver bisogno di disingannarla: e suppongo che cotesto suo "timore d'importunarmi", più tosto che espressione d'un interno suo sentimento, sia unicamente una di quelle formule ufficiose che, a forza d'esser frequentemente usate, hanno usurpato il dritto di venirci alla penna, senza esservi da noi chiamate. E non minor torto ella mi farebbe se mai reputasse effetto di tiepida amicizia la rarità delle mie lettere. A qualunque altra ragione ne attribuisca V. S. illustrissima la colpa, ma non mai a questa, se non vuol essere ingiustissimo. Dica ch'io di giorno in giorno impigrisco: che quella età medesima che va sempre aumentando la mia propensione al cicalare, la va scemando allo scrivere, e dirà vero. Ma sappia ancora che una folla di faccenduole e di convenevoli, che tutti insieme nulla rilevano ma non possono da me essere trascurati, mi defraudano di tutto quel sospirato ozio che la clemenza dell'adorabile mia sovrana, dopo tante corse in Parnaso, presentemente mi concede, e ch'io volentieri impiegherei in qualche studio volontario e geniale e nel confabular di quando in quando con quelle poche persone alle quali tanto mi sento congiunto d'affetto quanto me ne trovo separato di domicilio.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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