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      Cotesti tentativi o piuttosto informi ed imperfettissimi aborti forse esistono ancora dispersi e confusi fra le altre inutili mie carte, come le foglie della Sibilla cumana dissipate dal vento; ma per economia del mio credito avrò ben io gran cura ch'essi non vivano più di me; se pure non mi riuscisse, che non ispero, il fare un giorno di essi qualche uso decente. L'unico lavoro che a dispetto del coturno ho potuto ridurre al suo termine, sono alcune mie brevi osservazioni sopra tutte le tragedie e commedie greche: ma queste osservazioni ancora (oltre l'aver bisogno di essere impinguate, ed il risentirsi troppo della fretta dello scrittore) non sono che necessari utensili della mia officina, e non men per mio che per difetto della materia, mal provvedute di quell'allettatrice eloquenza che può sedurre i lettori; onde, utili unicamente al privato mio comodo, non aspirano alla pubblica approvazione. Il credito poi delle mie lettere famigliari non è giunto mai appresso di me a meritar la cura di tenerne registro. Pur da qualche anno in qua uno studioso giovane amante del nostro idioma ne va trascrivendo per suo esercizio tutte quelle che a lui ne' giorni di posta dall'angustia del tempo è permesso, e ne ha già raccolto maggior numero ch'io non vorrei; ma sono ben certo ch'ei non abuserà della mia condescendenza, violando ingratamente il positivo divieto di pubblicarle. Ed eccole reso il minutissimo conto ch'ella ha richiesto di tutte le mie prosaiche applicazioni.
      La seconda richiesta di pronunciar sul merito dell'Ariosto e del Tasso è una troppo malagevole provincia, che V. S. illustrissima mi assegna senz'aver misurate le mie facoltà. Ella sa da quai fieri tumulti fu sconvolto il Parnaso italiano quando comparve il Goffredo a contrastare il primato al Furioso, che n'era con tanta ragione in possesso.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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