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      Me ne congratulo seco, e più con me medesimo per l'acquisto ch'io faccio d'un mio così valoroso fautore: mi somministri ella le occasioni di accreditar seco con le opere la sincerità della mia stima e della mia riconoscenza, e mi creda frattanto.
     
     
     
      1744
     
      A TOMMASO FILIPPONI - TORINO
     
      Vienna 31 Dicembre 1768.
     
      Avete saviamente fatto, mio caro signor Filipponi, risparmiandovi l'incomodo di scrivere di propria mano. Io mi varrei volentieri con voi della medesima libertà, perché sento purtroppo ancor io che la nostra età, ottima per i chiacchieroni, è poco favorevole per gli scrittori; ma in questo paese è difficilissima pesca quella d'un copista italiano capace di secondar la dettatura d'un galantuomo senza farlo rinnegar la pazienza; onde tiro innanzi per evitare un fastidio maggiore.
      Il mio povero Pegaseo ha tanto trottato e galoppato che, pieno ormai di guidaleschi, merita di mangiar la sua biada in riposo. La clementissima mia padrona spero che lo consideri, e che non l'obbligherà così facilmente a rampicar sul Parnaso. Fin'ora almeno non me ne ha fatto dare alcun cenno, ed io ho ragione di lusingarmene.
      Mi sarebbe quasi inavvedutamente fuggito dalla penna un buon capo d'anno, tanta è la forza delle cattive consuetudini; ma, lode al cielo, mi son trattenuto sul punto di sdrucciolare, onde non solo non v'insulto con questa rancida ed ormai ingiuriosa formalità, ma vi so buon grado dell'odio che ne protestate.
      Il signor conte di Canale con tutta la sua fiorita ampia famiglia ha sommamente gradita la vostra memoria, e ve ne rende il corrispondente contraccambio; ed io, gratissimo a quella di tutte le care vostre appendici sacre e profane, che amo come vostre, riverisco ed onoro, pieno dell'antica incorruttibile tenerezza mi confermo.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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