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      Esso mi è paruto savio ed ordinato ne' pensieri, nobile e poetico nello stile; e tanto armonioso quanto è capace di esserlo il nostro endecasillabo spogliato della rima. Sia ragione o costume, il mio orecchio non si adatta facilmente a cotesta comoda libertà, che forse un poco di pigrizia ha raccomandata a qualche per altro illustre Liceo della nostra Italia. È vero che la rima talvolta impedisce tirannicamente l'espressione de' nostri pensieri; ma è vero altresì che ne suggerisce talvolta de' più luminosi e sublimi, a' quali non sarebbe mai pervenuta la nostra mente senza il violento sforzo al quale la costringe e l'avvalora quell'angustia eccitatrice. Ed è poi sempre verissimo che fra il vigore del medesimo sentimento, espresso felicemente in rima o in verso libero, corre la stessa differenza che si trova in quello d'un sasso scagliato con la sola mano o con la fionda. Non è però ch'io disapprovi questa libertà nello stile epistolare o didascalico. In questi il poeta imitatore parmi che possa trascurare alcun poco quella musica che per altro è sempre essenziale alla poesia.
      Non so chi abbia sedotta cotesta valorosissima signora contessa de' Bianchi a favor mio. Io son tanto superbo d'una così invidiabile parzialità, che prego il Cielo ch'ella mai non si disinganni. Le renda umilissime grazie a nome mio e procuri di mantenerla nell'errore.
      Aspetti pur ella pazientemente il portatore del noto libro, sicura che la tardanza non iscemerà punto la mia gratitudine; e non cessi di credermi intanto.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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