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      Eppure, sia con sua pace, ho ritrovato in lei qualche cosa di riprensibile, e l'ardire è sua colpa: l'attenta lettura de' libri suoi mi ha accostumato alla critica. Io non posso perdonarle l'ingiustizia da lei usata verso quella povera villetta, che con la tranquillità degli ozi suoi l'ha così ben difesa dalle inevitabili distrazioni cittadine ed ha tanto cooperato a procurarle quell'onorato luogo che nel più florido vigore degli anni suoi ella occupa già nel teatro letterario. Se vuol lavarsi di questa taccia d'ingratitudine, ella è obbligata in coscienza ad una pubblica ammenda. Ma ritorcendo l'accusa dirà forse V. S. illustrissima che l'ingrato son io, poiché, quasi poco sensibile all'amorosa parzialità della quale ne' libri suoi ella largamente mi onora, mi riduco al fin della lettera a farne parola. No, non mi faccia un sì gran torto: io sento a qual contraccambio mi obbliga l'amor suo, e quanto mi sia vantaggioso il suo voto; e se tardi o poco ne ragiono, è perché non vorrei, troppo parlandone, eccitarla ad esporre all'esatto esperimento del critico suo crogiuolo lo scarso merito mio. Ah non se ne curi, mio caro signor don Saverio, se pure vuol continuare ad amarmi, ma piuttosto cimenti in quel cambio la grata, amorevolee rispettosa stima ed ubbidienza con cui sono e voglio esser invariabilmente.
     
      P. S. M'era proposto di parlare lungamente delle magistrali traduzioni di Pindaro e d'Omero, della veramente lirica Dedicatoria, e d'alcuni Salmi che più degli altri mi hanno commosso, ma le mie forze fisiche stanno male in equilibrio coi miei desideri.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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