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      Facendovi ella nascere fra le opulenze domestiche, vi ha liberato dal pericolo di qualunque avvilimento al quale avesse potuto costringervi la necessità di procurar sussistenza: e voi, quasi contando per nulla un così invidiabile stato, ambite la misera sorte di quegli infelici che per sostenersi in vita sono obbligati a mendicar soccorsi dai superbi, ignoranti e per lo più malvagi figli della fortuna che voi chiamate mecenati. Non potrei io senza ingiustizia non conoscere e commendar la vostra indefessa applicazione, e la dottrina della quale nel più bel fiore degli anni vostri avete già saputo fornirvi. Ma come mai fra tante cognizioni non sapete ancora che solo i seguaci di Giustiniano o di Galeno hanno diritto di superar la comune avarizia con la sensibile idea del bisogno che si ha o si crede d'aver di loro? E che tutte le altre quantunque eccellentemente impiegate facoltà dell'ingegno sono o disprezzate o neglette da cotesti miserabili Cresi, che nella loro deplorabile ignoranza la prima cosa che ignorano è il proprio bisogno d'essere illuminati? È vero che possono prodursi alcuni, ma rari, antichi e moderni esempi di qualche munificenza usata a favor delle lettere: ma queste munificenze, appunto perché sono specie di portenti, si trovano registrate, e chi potesse saperne gli aneddoti trovarebbe che per lo più il merito ha servito loro di pretesto non di motivo. La materia è vasta, ma la mia facoltà è limitata e già sono stanco di scrivere. Il vostro angelico docilissimo costume mi assicura che voi gradirete (come è ragionevole) l'amorosa paterna franchezza con la quale io vi parlo: e che invece di beccarvi il cervello a scrivermi una ingegnosa, eloquente e dotta apologia, vi studierete a cercare in voi stesso e ne' vantaggi de' quali l'Altissimo vi ha provveduto quella felicità che sognate nelle esterne assistenze.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Giustiniano Galeno Cresi Altissimo