Pagina (393/1264)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non solo me ne congratulo con esso voi, ma esigo altresì che ne rendiate comuni le sincere mie congratulazioni alla gentil persona con la quale e per elezione e per debito nulla dovete aver d'indiviso. Il dono poi dell'aureo libretto (che tale mi giunge in senso litterale, né troverò diverso in senso allegorico quando l'avrò scorso) è prova palpabile del florido vostro stato: poiché l'eroica pazienza ch'è necessaria per distrigarsi da coteste zappole grammaticali manca certamente a quegl'infelici che ne han troppo bisogno per soffrire le incomode irregolarità del loro scomposto microcosmo. Né poco aggiunge di forza alla prova suddetta il lirico componimento di cui vi è piaciuto di farmi parte. La nobile robustezza del suo stile e quegl'inaspettati voli pindarici, che paiono a prima vista affatto eterogenei e si trovan poi perfettamente analoghi all'intrapreso soggetto, convincono evidentemente del vegeto vigore d'uno spirito che non è male alloggiato e può saltar, senza timore di rompersi il collo, da Mosè sino ad Attila. In somma tutto mi è piaciuto nella vostra lettera, senza eccettuarne il pudico ritegno del vostro poema di mostrarsi al pubblico. Non perderà nulla rimanendo per alcun tempo ignoto sotto la disciplina paterna.
     
      ... delere licebit.
      Quod non edideris: nescit vox missa reverti.
     
      Non mi rincresce che vi serva di stimolo alla gloria l'onorata cura di velar con nuovi colori qualche tratto del vostro contegno passato: benché per mio avviso non ne abbiate quel bisogno che supponete: costretto ancora da' capricci della Fortuna ad abbandonare il vostro elemento ed a gettarvi a nuoto in qualche pozzanghera, avete saputo farlo come le anitre e le folaghe, che si tuffan nell'acqua senza rimanere bagnate.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Mosè Attila Fortuna