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      Io, trafitto dall'esclusiva ed obbligato insieme dall'innocente e candida confidenza, desidererei di conoscere almeno il mio rivale. Per mezzo di qualche opportuno e verisimile accidente teatrale giungerei ad appagarmi, e troverei esser egli un mio acerbissimo ereditario nemico per antiche dissensioni di famiglie, ed esser quel medesimo che, conoscendomi, era accorso alla mia difesa nel bosco. Sorpreso dalla virtuosa azione del mio nemico, quanto intenerito per la giusta ma sventurata passione dell'innamorata donzella, mi proporrei di ottenere ed otterrei il consenso del padre alle loro nozze, informandolo del nobile ed opulento stato non men che dell'eroica generosità del mio rivale. Onde rimarrebbe lieto il vecchio del doppio acquisto d'un genero e d'un amico, gli amanti della felice catastrofe de' loro amori, ed io della compiacenza di me medesimo, ritrovandomi capace di saper sacrificare una mia violenta passione ai doveri dell'umanità e della gratitudine. Senza che io ve ne avverta, già vedete che, trattandosi d'un dramma, quell'io dovrebbe essere un Alfonso, un Fernando, un Enrico o qualunque altro nome si volesse. Ma tutto questo sogno ch'io vado facendo ad occhi aperti scrivendovi, non varrebbe un fico per voi, che non pensate a teatro; anzi con questo il vostro quadro sarebbe miseramente soffocato da' fogliami della cornice, inconveniente contro il quale dovete voi esser sempre attentamente in guardia, ancorché sceglieste d'imitar con la vostra invenzione quella che ho incominciata da bel principio ad esporvi, prima che mi tentasse il demonio.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Alfonso Fernando Enrico