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      Dee pur valermi qualche cosa l'aver corso dalle paterne sponde del Tevere sino alla Magna Grecia, ed aver gustati i primi allettamenti delle scientifiche cognizioni vicino alle rinomate sorgenti dell'italica setta.
      La mia traduzione in versi della Poetica d'Orazio è terminata da lungo tempo. Essa esige inevitabilmente molte note ed osservazioni, per le quali ho ben raccolti non pochi materiali, ma sempre mi è mancato o il tempo o la pazienza per cotesta a me ingratissima applicazione; onde son tutti ancora disordinati e confusi, né so quando saprò risolvermi a dirigerli. Il buono si è che la repubblica letteraria non risentirà gran danno dalla mia negligenza. Le poche riflessioni da me fatte e scritte unicamente per soccorso alla mia memoria sopra tutte le tragedie e commedie greche che ci rimangono, servendo al mio uso privato, han soddisfatto a tutt'i loro doveri. Io non le ho provvedute degli equipaggi che bisognano per far decente comparsa nel mondo erudito; e debbono esser contente di quell'angoletto che nel mio scrigno è stato loro assegnato.
      Orsù, la mia lena nello scrivere cede di molto, mio riveritissimo signor don Saverio, alla compiacenza di ragionar seco; onde a mio dispetto convien pur ch'io finisca. Non si stanchi di riamarmi. Rappresenti l'eccesso della mia mortificazione e della mia gratitudine al degnissimo signor Martorelli. Si conservi, mi comandi e mi creda.
     
     
     
      1788
     
      A VINCENZO CAMILLO ALBERTI - BOLOGNA
     
      Vienna 5 Giugno 1769.
     
      Ogni volta ch'io rileggo il sonetto che vi siete compiaciuto mandarmi, lo ritrovo più bello.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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