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      Addio, mio caro padre maestro. Non vi stancate di volermi bene, sicuro che io sarò sempre con la medesima tenerezza e divozione.
     
     
     
      1812
     
      A PELLEGRINO SALANDRI - MANTOVA
     
      Vienna 23 Ottobre 1769.
     
      Ecco, gentilissimo signor abate, un debitore involontariamente moroso, che vien pure una volta a pagare i suoi debiti con V. S. illustrissima contratti, dal che un sacro indispensabile dovere lo ha finora non meno rincrescevolmente che legittimamente distratto. Fidato nella sua perspicace amicizia, io son certissimo che, a dispetto del mio silenzio, avrà ella perfettamente immaginato quali debbano essere stati i miei sentimenti di confusione, di compiacenza e di gratitudine al vedermi annoverato fra gli eletti individui di cotesta già tanto resa illustre letteraria società, e che ne sarà stato il mio benevolo mallevadore, non solo alla medesima ma al veneratissimo altresì nostro signor conte Carlo di Colloredo, il quale, per rendermi più caro l'onore che conseguisco, ha saputo commettere la cura di annunciarmelo a mano così maestra ed amica. Rimane or, per compimento dell'opera, che voglia V. S. illustrissima compiacersi di ripetere, in virtù delle presenti mie suppliche, quegli umili e rispettosi uffici medesimi, a nome mio, che avrà ella spontaneamente prevenuti.
      Non ardisco trattenermi molto su l'eccessivamente parziale opinione che nella obbligantissima sua lettera mostra ella di aver di me concepita. Coteste sono idee troppo seduttrici per un poeta. A chi vuol conservare la dovuta moderazione non è sano l'andarle rimescolando, né pur con animo di confutarle: io sento quanto poco mi convengono, e consolo il rimorso dell'usurpazione considerandole come traveggole dell'amicizia.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Ottobre Carlo Colloredo