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      Non m'appartiene in conto alcuno l'autorità ch'ella vorrebbe ch'io m'arrogassi di aggiudicare a Corneille o a Racine il primato sul teatro francese. I loro nazionali trovano tutta la grandezza di Sofocle nel primo e tutta la verità di Euripide nel secondo. Quello in fatti riempie d'idee più luminose la mente dello spettatore, e questo sa agitarne il cuore con affetti più veri; onde son essi due artefici egualmente eccellenti, ma per diverso cammino. Pure non si può negare a Corneille, a fronte del suo rivale, il gran merito di avergli mostrato il sentiero.
      Se vuol ella leggere senza veruno scrupolo i Saggi su l'uomo del Pope, ne legga la bellissima versione in terza rima che ne ha ultimamente pubblicata con le stampe in Torino il conte Giuseppe Maria Ferrero di Lauriano. Nelle savie, cristiane e dottissime note, delle quali ha egli fornita l'opera, vedrà evidentemente provata l'innocenza del suo originale: conoscerà in Pope un insigne poeta ed un gravissimo filosofo accademico, ma non vi troverà, com'ella crede, assiomi che concorrano a formarne un suo proprio e particolare sistema. Risposto alle sue questioni, rendo il dovuto contraccambio agli auguri suoi. Auguro a me stesso la continuazione della sua affettuosa amicizia e riverentemente mi confermo.
     
     
     
      1832
     
      AD ANTONIO PERABÒ - MILANO
     
      Vienna 18 Gennaio 1770.
     
      Con piacere eguale all'attenzione ho letta la tragedia di cui ha V. S. illustrissima l'obbligante cura di farmi parte. Ne ho trovata l'elocuzione nobile e chiara, il verso sonoro e felice, la condotta ingegnosa ed abbondante di peripezie interessanti, e mi sono specialmente compiaciuto che ella, contenta di quella ragionevole unità di luogo che sola per lo più può conservarsi nelle azioni teatrali quando non si voglia trasformare in narrativo un poema drammatico, non si sia lasciata sedurre dall'opinione farisaica, non già de' grandi artefici, ma d'alcuni critici francesi che impongono nuove leggi ai teatri senza aver mai calzato il coturno, o avendolo deplorabilmente tentato, abbagliano la moltitudine, allegando arditamente ad ogni passo il venerato esempio de' Greci che prova appunto il contrario, né sono ancor giunti a distinguere l'enorme differenza che si frappone fra le copie servili e le maravigliose imitazioni della natura.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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