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      I cantori della cappella pontificia, benché da fanciulli instituiti anch'essi nella scuola moderna, quando sono ammessi in quel coro, conviene sotto rigorosissime pene che abbandonino affatto tutti gli applauditi ornamenti del canto comune, e che si accostumino (per quanto così tardi è possibile) a fermare ed a sostenere unicamente la voce. Ora lo stesso famoso Miserere del celebre Palestrina che mi ha rapito in estasi di piacere e mi ha internamente commosso cantato da questi in Roma, è giunto ad annoiarmi cantato da' musici secondo il corrente stile eccellentissimo eseguito in Vienna.
      Ho sperato altre volte che il nostro canto ecclesiastico potesse darci qualche idea dell'antico, considerando che, quando nel fine del sesto o nel principio del settimo secolo regolò san Gregorio la musica della nostra liturgia, erano aperti ancora i pubblici teatri, e parendomi naturale che qualunque musica in quel tempo composta dovesse risentirsi dello stile che in essi allora regnava; ma oltreché lo stile di quei teatri dovea già, come tutto il rimanente, esser in que' tempi imbarbarito, quali esecutori potrebbero rendercelo ora presente, se tanto è impossibile a' dì nostri il sostenere una massima, quanto era in quelli l'affollar trentadue biscrome in una battuta? Oh Dio buono! che lunga e noiosa filastrocca mi ha ella indotto a scrivere? Posso ben dirle con la colomba del suo Anacreonte:
     
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      In premio della mia cieca ubbidienza esigo dalla sua amicizia che la presente lettera non passi dalle sue in altre mani.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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