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      Continui pure, monsignore reverendissimo, a far così lodevole impiego de' suoi rari talenti e della florida, al par dell'ingegno, sua vigorosa salute. La mia, che con l'età non migliora, non ha altro di buono che l'esser ritenuta ormai legittima scusa della mia pigrizia: se pigrizia a buona equità può chiamarsi il trascurare alcuni degli uffici arbitrari della vita, affinché non manchi attività per i necessari. Uno di questi è stato ultimamente il lavoro d'un nuovo Dramma ordinatomi dalla augustissima padrona, il quale dovea far numero fra le scorse magnifiche feste nuzziali: ma prima ch'ei fosse affatto da me terminato, o la difficoltà di radunar cantori degni dell'occasione, o altro a me incognito motivo, determinò la Corte a trascurar questa volta qualunque spettacolo teatrale. Io ne sono contento: poiché la mia fatica è stata sovrabbondantemente ricompensata dalla clementissima accoglienza dell'adorabile nostra sovrana, che ha voluto ch'io la compissi unicamente per lei, e l'ha benignamente richiesta per suo privato trattenimento: ed ho risparmiato all'incontro una considerabil dose di pazienza, evitando d'essere spettatore dell'insopportabile strapazzo col quale sono oggidì esposti più alla derisione che al gradimento del pubblico i poveri drammatici componimenti.
      Il mio compasso, monsignor gentilissimo, è molto più fedele di quello di cui si vale la generosa sua parzialità nel misurare il mio merito. Io son purtroppo internamente convinto che male a me si convenga il distinto onore che mi destina d'inscrivermi un suo letterario lavoro.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Dramma Corte