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      Ma son certo che confesserà a suo tempo ch'io non poteva parlarle diversamente senza tradirla, e che questa è la più indubitata prova della stima e dell'affetto con cui sono.
     
     
     
      1868
     
      A GASPARO GOZZI - VENEZIA
     
      Vienna 16 Maggio 1770.
     
      La tranquilla filosofica costanza che regna in tutta la non men savia che obbligante lettera della quale è piaciuto al signor conte Gozzi ultimamente onorarmi, è oggetto ben più degno d'invidia che il trionfo della passata concorrenza. Quella è un vero bene, di cui non è egli debitore che a se stesso: e non è l'altro che uno degli usati giuochi della Fortuna, dalla quale può ben soffrir danno il merito, ma non oltraggio. In vece dunque di condolermi del suo caso, mi congratulo col degnissimo mio signor conte di quella rara fermezza danimo di cui ha saputo dar prove così poco comuni: e gli son gratissimo che, inspirandomene qualche parte, abbia egli somministrata a me quella consolazione nel mio rincrescimento, ch'io mi credeva in obbligo di procurargli nel suo. Sarebbe perfettissimo il mio contento s'io pur giungessi a veder cambiato una volta quell'ostinato tenore di sfortunati accidenti che l'hanno fin'ora ingiustamente insultato. A me pare assolutamente impossibile che debba esserne ancor lontano il momento: tutti i buoni lo sperano, i miei voti l'affrettano e la sua virtù lo promette. Mi conservi intanto, la prego, le favorevoli disposizioni dell'animo suo a mio riguardo, delle quali così gentilmente mi assicura: creda che la benevolenza d'un suo pari è un acquisto di cui io sarò sempre giustamente geloso: e che non trascurerò mai le occasioni di dimostrargli la somma, sincera e riverente stima con cui sarò invariabilmente.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Gozzi Fortuna