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      È una specie d'ingratitudine verso la benefica Providenza che vi ha fatto nascere in situazione di non esser violentato dalla tirannia del bisogno il voler ricorrere senza necessità a quei miseri espedienti che il bisogno solo suggerisce e giustifica. Aggiungete a tutto questo che la poesia drammatica è un mare infame per innumerabili naufragi, e non basta l'invecchiata esperienza del più accorto piloto per correrlo senza rischio. Gradite il candore d'un amico che vi parla col cuor sulle labbra, e credete a chi son già molte Olimpiadi che si trova immerso fra le dolorose vicende di quella umana peregrinazione nella quale voi, novizio ancora, incominciate ad inoltrarvi.
      Fate un gran torto, amatissimo mio signor Rovatti, all'Orfeo credendomene l'autore. Non vi lasciate, vi prego, allucinar quindi innanzi dall'amicizia sino al segno di attribuirmi produzioni tanto superiori alla mia abilità.
      Quello che ardentemente io desidero si è che la vostra filosofia vi ponga in istato di saper mettere in calma l'animo vostro e di soffrir con più rassegnazione le renitenze dei vostri maggiori, che, defraudati de' vantaggi che avrebbero potuto produrre alla famiglia i rari vostri talenti diversamente impiegati, non sanno accomodarsi al vederli divenir dispendiosi. Addio, mio caro signor Rovatti. Il rischio al quale io mi espongo di dispiacervi per togliervi un inganno che vi tormenta è prova dei vero e tenero affetto col quale io sono e sarò sempre.
     
     
     
      1932
     
      A SAVERIO MATTEI - NAPOLI
     
      Vienna 18 Aprile 1771.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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