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      Aggiunga a tutto ciò che se mai è stato necessario il risparmio de' miei limitati talenti, lo è appunto ora che (mercé la benignità dell'adorabile mia sovrana, che tuttavia mi soffre per onorarmi) mi trovo, benché jam rade donandus, obbligato improvvisamente di tratto in tratto a traballar di nuovo su i logori miei coturni. Faccia valer, la supplico, appresso il degnissimo nostro signor conte prefetto queste pur troppo solide e sincere ragioni; e me ne implori non già il perdono, ma il compatimento che merita chi non può approfittarsi dell'invidiabil vantaggio di far numero almeno in così eletto coro ed illustre. Non si stanchi perciò di riamarmi: e mi creda con la più costante, affettuosa e divota stima.
     
     
     
      1934
     
      A GIUSEPPE AURELIO MORANO - NAPOLI
     
      Vienna 6 Maggio 1771.
     
      La breve, discreta, obbligantissima lettera, di cui in data de' 9 dello scorso aprile V. S. illustrissima mi onora, esigerebbe un prolisso rendimento di grazie da un più valido corrispondente di quello che io per mia sventura non sono. Ma per altro la mia insufficienza al commercio di lunghe lettere non ha la minima influenza sul grato e sincero contraccambio e damore e di stima ch'io esattamente le rendo.
      Il mio stato di salute, se non è appunto quale io vorrei, è molto migliore di quello che l'età mia mi autorizza a pretendere. Rispetto poi alle mie occupazioni (quando i comandi de' miei sovrani me ne lasciano la scelta), io ricorro sull'esempio del suo Cicerone ad litterulas, non già per avidità di gloria o di vantaggi, ma per sottrarmi alla noia dell'ozio e per marcire il più tardi che sia possibile.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Cicerone