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      Ella se ne pentirebbe troppo tardi, se altrimenti facesse. La somma eccellenza nella poesia non produce alcun dritto sulle beneficenze della Fortuna, anzi distrugge anche quelli che altronde si avrebbero: ed è oltre a ciò impresa troppo pericolosa il sagrificarsi ad un'arte nella quale la mediocrità è intollerabile. Non saprei approvare il suo pensiero di mandare ai personaggi da lei nominati i foglietti di Roma. Qui ne siamo inondati così degli stampati che de' manoscritti. Perdoni la mia involontaria brevità, e mi creda col più sincero e devoto affetto.
     
     
     
      1937
     
      A GIUSEPPE AZZONI - SIENA
     
     
      Vienna 6 Maggio 1771.
     
      Nella tragicomica mistura delle lagrimevoli e ridenti novelle, delle quali è guarnita l'ultima a me carissima lettera del mio degnissimo ed amabilissimo padre maestro Azzoni, quella ha fatto più profonda e dolorosa impressione nell'animo mio che m'informa come un maligno ostinato tenore d'avversa sorte vada sempre riproducendo a danno della virtuosissima nostra signora Livia nuove cagioni d'affliggersi. Io piego umilmente la fronte a' decreti dell'eterna giustizia, non sapendo intendere il mistero per cui ella s'accorda con la quasi continua oppressione de' buoni e la frequente esaltazione de' rei. Riverite, vi prego, in mio nome l'esemplarissima dama: rappresentate a lei a qual alto segno io rispetto la sua virtù, ma ditele che avendo purtroppo spesso ammirata la sua costanza ne' disastri, vorrei alfine una volta ammirar la sua moderazione nelle felicità.
      Voi non potete ignorare, mio caro padre maestro, che la fortuna è stata sempre un nume ben poco fausto ai poeti: oggetti ab immemorabili delle di lei persecuzioni: onde non intendo a qual fine voi ne facciate elogi così eloquenti con me, che son pur troppo per mia disavventura nella gerarchia di coteste povere disprezzate cicale.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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