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      Ma qualunque sia cotesto mio povero dramma, non crescerà certamente di merito fra le mani de' presenti cantori, ridotti per colpa loro a servir d'intermezzi ai ballerini, che avendo usurpata l'arte di rappresentare gli affetti e le azioni umane, meritamente hanno acquistata l'attenzione del popolo, che hanno gli altri meritamente perduta: perché, contenti d'aver grattate le orecchie degli ascoltanti con una sonatina di gola nelle loro arie, il più delle volte noiose, lasciano il peso a chi balla d'impegnar la mente ed il cuore degli spettatori, ed han ridotto il nostro teatro drammatico ad un vergognoso ed intollerabile miscuglio d'inverisimili.
      Addio, mio riveritissimo signor don Saverio. Non si stanchi di riamarmi, e mi creda costantemente.
     
     
     
      1943
     
      A CARLO VALENTI - MANTOVA
     
      Vienna 10 Giugno 1771.
     
      Chiunque sia l'autore della canzone di cui è piaciuto a Vostra Signoria di farmi parte, ha ben giusto motivo d'esser grato alle Muse della parziale assistenza che gli hanno prestato in così vago ed ingegnoso lavoro. Esso è poetico, chiaro, nobile, armonioso, ricco d'immagini e di pensieri, ed ostenta per tutto i vantaggiosi frutti di quell'arte che l'accorto scrittore sa perfettamente nascondere. Ma quello di cui più d'ogni altra cosa mi sono compiaciuto è l'ottimo di lui giudizio, che si palesa e nell'invenzione del soggetto e nell'ordinare le così varie materie con tal destrezza che lo diversificano senza moltiplicarlo, e formano un tutto insieme in cui nulla manca né soprabbonda. Se ne congratuli seco, la supplico, sinceramente in mio nome; e mentre io rendo a Vostra Signoria le dovute grazie pel nuovo pegno che ha voluto darmi della sua obbligante memoria con un dono così stimabile, soffra ch'io le rammenti la costanza di quell'antico rispetto con cui sono sempre stato e sarò sempre.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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