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      Sono così rapidi i progressi dell'empietà e della licenza, che a dispetto dell'età mia io temo di giungere ancora in tempo di essere spettatore del bellum omnium contra omnes dell'ardito filosofo inglese. Ma non è sano consiglio immergersi in queste nere meditazioni che sono forse in me sintomi servili.
      Dopo molte Olimpiadi che ho già trascorse, non sarebbe strano che fossi anch'io divenuto, senza addarmene, difficilis, quaerulus, laudator temporis acti, me puero, censor, casticatorque, minor. Non fomentiamo adunque il difetto dei miei pari, e figuriamoci piuttosto un futuro meno funesto. Possano finalmente le nostre speranze aver fondamenti non irragionevoli; epidemie somiglianti a quella che deploriamo hanno altra volta regnato e sono altre volte svanite.
      Dovrei contraccambiare ora con l'esatta esposizione del mio presente stato quella che mi avete cortesemente fatta del vostro; ma conoscendo voi tutte le non cambiate circostanze della mia situazione e l'uniforme tenore della mia vita, che per costanza o per pigrizia io non ho punto alterato, poco mi resta che dirvi di me medesimo. La mia salute, se non è affatto quale io la vorrei, è per altro assai migliore di quello che avrei dritto oramai di pretenderla. Vivo al solito nel commercio civile quanto basta a non divenir misantropo e mi difendo dall'inclinazione che me ne sento ricorrendo ad litterulas in compagnia di un paio di savi amici a voi ben noti, che sono il conte di Canale ed il barone di Hagen, coi quali, meco perfettamente concordi di genio, di costumi e di opinioni, passo tranquillamente, rivolgendo le antiche carte, alcune ore d'ogni giorno, spesso con profitto e sempre senza rimorso.


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





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