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      Voi conoscete benissimo queste verità, ma gli accessi dell'infermità superano le forze del raziocinio. Io son medico ché sono stato infermo, né posso vantarmi d'esser perfettamente risanato. Di tratto in tratto mi conviene ancora combattere con gl'improvvisi assalti di questa maledetta ipocondria: onde credete ai miei consigli. Difendetevi, non fidandovi di voi medesimo: e già che avete ancora la facoltà di dissimulare il vostro dolore, mettetevi in necessità di farlo cercando la compagnia di persone che v'impongano rispetto e vi obblighino così a pensare a ciò che ascoltate ed a quello che dovete rispondere. Dopo qualche tempo di questa per voi violenta operazione, esperimenterete che si rompe il filo nelle nere idee che v'ingombravano e che avrete riacquistata la facoltà di pensare a seconda della vostra ragione non offuscata dai vapori dell'atrabile. Pensateci, caro signor Rovatti, pensateci seriamente. Si tratta di molto più che non credete, e voi avete armi ancora per difendervi. Compagnia, distrazioni, varietà d'oggetti e fuga dal maggiore de' vostri pericoli di trovarvi da solo a solo con voi medesimo, particolarmente quando vi sentite più violentemente assalito e quando più vi piace la solitudine che alimenta le vostre afflizioni. Addio. La materia è contagiosa. Io sento che parlando della vostra si risveglia la mia ipocondria: onde, perché non diventi nociva ad entrambi, finisco questa lettera teneramente abbracciandovi e confermandovi ch'io sarò sempre.
     
     
     
      2047
     
      A FRANCESCO GRISI - ALA


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Lettere
Parte seconda
di Pietro Metastasio
Mondadori Editore Milano
1954 pagine 1264

   





Rovatti